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Il principe felice

Favola di Oscar Wilde, riscritta da Fiabeland per bambini di 9-11 anni.

In una grande e vivace città, sorgeva maestosa una statua raffigurante il Principe Felice. Era posta in cima a un’alta colonna, visibile da ogni angolo della città. La statua era ricoperta di sottili foglie d’oro, aveva occhi brillanti fatti di zaffiri e un rubino scintillante ornava l’elsa della sua spada. Tutti coloro che passavano ammiravano la statua per la sua incredibile bellezza.

“È bello come una banderuola,” osservava spesso uno dei Consiglieri Comunali, che cercava di farsi una reputazione di intenditore d’arte. Ma aggiungeva sempre, per non sembrare poco pratico, “non è altrettanto utile, però.”

Intanto, in un piccolo giardino vicino al fiume, viveva una rondine. Era innamorata di un bellissimo giunco che cresceva sulle rive. Tutte le altre rondini avevano già iniziato il loro viaggio verso l’Egitto per l’inverno, ma lei era rimasta, incantata dalla grazia del giunco.

“Posso amarti?” aveva chiesto la rondine, diretta come sempre. Il giunco aveva risposto con un elegante inchino, e così avevano trascorso insieme la primavera e l’estate.

Ma con l’arrivo dell’autunno, la rondine iniziò a sentirsi sola e iniziò a rendersi conto che il suo amore per il giunco non era ricambiato. “Non sa fare conversazione e sembra un po’ leggero, sempre a civettare col vento,” rifletteva la rondine. Così, decise che era tempo di raggiungere i suoi amici in Egitto.

Mentre volava attraverso la città, si accorse che stava diventando notte e che aveva bisogno di un posto dove riposare. Vide allora la statua del Principe Felice e pensò che sarebbe stato il posto perfetto per passare la notte.

“Che posizione meravigliosa, e quanta aria fresca!” esclamò la rondine, atterrando ai piedi del Principe Felice. “E ho persino una camera da letto tutta d’oro,” sorrise, guardandosi intorno.

Ma proprio mentre si apprestava a dormire, sentì cadere su di lei una grossa goccia d’acqua. “Curioso,” pensò la rondine, “non c’è una nuvola in cielo eppure piove. Il clima dell’Europa settentrionale è davvero strano.”

Quando un’altra goccia cadde su di lei, la rondine guardò in alto e vide qualcosa di incredibile. Gli occhi della statua del Principe Felice erano pieni di lacrime, che gli scendevano lungo le guance dorate.

“Chi sei?” chiese la rondine, sorpresa.

“Sono il Principe Felice,” rispose la statua con una voce dolce e triste.

“E perché piangi? Mi hai completamente inzuppata,” disse la rondine.

“Nella mia vita precedente, vivevo nel palazzo più lussuoso che si possa immaginare,” disse con una voce che sembrava un lontano ricordo. “Giorni lieti trascorsi tra giardini fioriti e sale da ballo sfarzose, mai un momento di dolore o tristezza. Ma ora, in questa mia nuova esistenza di statua, vedo le realtà che prima ignoravo: la sofferenza e la miseria che affliggono la mia città.”

La rondine, ascoltando le parole del Principe, sentì un’ondata di compassione. “Principe,” disse, “mi hai aperto gli occhi sulla realtà del mondo. Rimarrò qui una notte per aiutarti, anche se ciò significa rinunciare al mio viaggio in Egitto.”

Il Principe le parlò allora di una povera donna che abitava in una piccola casa in fondo a una stradina buia. “La donna è una cucitrice,” spiegò il Principe, “e sta lavorando giorno e notte per cucire una sottana di raso per una damigella d’onore. Il suo bambino giace malato nel letto, chiedendo arance che lei non può permettersi.”

“Ascoltami, Principe,” rispose la rondine, “porterò il rubino della tua spada a quella povera donna, così potrà comprare cibo e medicine per il suo bambino.”

Con delicatezza, la rondine prese il rubino scintillante dall’elsa della spada del Principe e volò attraverso la notte fredda fino alla casa della cucitrice. Entrò silenziosamente dalla finestra aperta e posò il rubino sul tavolo, accanto al ditale della donna. Poi, con dolcezza, svolazzò attorno al letto del bambino, facendo vento con le sue ali per rinfrescarlo.

“Che bel fresco,” mormorò il bambino, “mi sento meglio.” La rondine, vedendo il bambino addormentarsi serenamente, si sentì improvvisamente calda nonostante il freddo della notte.

Tornata dal Principe Felice, la rondine raccontò della sua missione. “Mi sento stranamente calda, Principe,” disse. “È perché hai fatto una buona azione,” rispose il Principe.

La rondine decise di rimanere un’altra notte. “Raccontami di un’altra persona che ha bisogno di aiuto,” chiese alla statua.

Il Principe allora le parlò di uno studente povero che viveva in una soffitta. “Il giovane sta scrivendo una commedia, ma il freddo lo rende troppo debole per continuare,” disse il Principe. “Portagli uno dei miei occhi di zaffiro. Lo venderà e comprerà legna per scaldarsi.”

Con un senso di missione, la rondine volò verso la soffitta dello studente. Entrò furtivamente e lasciò lo zaffiro sul mazzo di violette appassite. Lo studente, trovando lo zaffiro, esclamò con gioia: “Ora potrò finire la mia commedia!”

La rondine, tornata dal Principe, si sentiva piena di gioia per aver potuto aiutare. Ogni dubbio sul suo viaggio in Egitto era svanito; ora il suo cuore apparteneva a quelle missioni di gentilezza, ispirate dal Principe Felice.

Dopo aver donato lo zaffiro al giovane scrittore, la rondine tornò dal Principe Felice. Ora il Principe era cieco e la rondine decise di restare con lui per sempre. “Non posso lasciarti in questo stato,” disse la rondine, “da ora in poi, sarò i tuoi occhi.”

Insieme, cominciarono a raccontarsi storie. Il Principe narrava della sua vita passata nel palazzo, piena di balli e gioie, ma senza mai conoscere il vero significato della felicità. La rondine, a sua volta, raccontava delle sue avventure nei paesi lontani, delle piramidi d’Egitto e dei vasti deserti dove aveva volato.

Mentre l’inverno si avvicinava, la rondine aiutava il Principe a distribuire l’oro della sua statua ai poveri della città. Volava per le strade, staccando una foglia d’oro alla volta, e la portava a chi ne aveva più bisogno. Con ogni foglia d’oro data via, la statua del Principe diventava sempre più grigia e opaca, ma il cuore del Principe era colmo di gioia per aver potuto aiutare i suoi cittadini.

Ma l’inverno era ormai alle porte, e con esso il freddo pungente. La rondine, non abituata a temperature così rigide, iniziò a sentirsi sempre più debole. Continuava a volare, ma le sue ali erano ormai stanche e pesanti.

Una sera fredda, la rondine si posò per l’ultima volta sulla spalla del Principe Felice. “Arrivederci, caro Principe,” mormorò debolmente. “Posso baciarti la mano?”

Il Principe, sentendo la tristezza nella voce della rondine, rispose: “No, piccola rondine, devi baciarmi sulla bocca, perché io ti voglio bene.”

La rondine, con le ultime forze, si avvicinò al Principe e lo baciò sulla bocca. “Non è in Egitto che vado,” disse con un filo di voce. “Vado nella Casa della Morte. La Morte è la sorella del Sonno, non è vero?” E con quel bacio, la rondine cadde ai piedi del Principe, morta dal freddo.

In quel momento, all’interno della statua, si udì un curioso schianto. Il cuore di piombo del Principe si era spezzato in due per la tristezza.

Il mattino seguente, il Sindaco e i Consiglieri Comunali, passando nella piazza, notarono lo stato in cui era ridotto il Principe Felice. “Non è più bello, né utile,” disse il Sindaco. Così, presero la decisione di rimuovere la statua.

La statua del Principe Felice fu quindi fusa in una fornace, ma stranamente, il cuore di piombo non si sciolse. “Questo cuore di piombo rotto non vuole fondersi nella fornace,” osservò il caposquadra. Così, il cuore di piombo e il piccolo corpo della rondine morta furono gettati via insieme.

Ma un angelo, mandato da Dio, prese il cuore di piombo e il corpo della rondine. “Portami le due cose più preziose della città,” aveva detto Dio. E l’angelo gli portò il cuore infranto del Principe e il piccolo corpo della rondine. “Hai scelto bene,” disse Dio, “perché nel mio giardino del Paradiso questo uccellino canterà per sempre, e nella mia città d’oro il Principe Felice pronuncerà le mie lodi.”

Morale: aiutare gli altri rende più felici che possedere ricchezze materiali.