Una fiaba popolare del Medio Oriente, riscritta da Fiabeland e adattata per bambini di 9-11 anni.
C’era una volta, in una terra lontana, un giovane di nome Ahmed. Il padre di Ahmed, un uomo molto ricco e generoso, aveva lasciato al figlio una grande eredità. Ahmed aveva case, terre, oro e argento, servi e schiavi, e tanti altri tesori. Ma, nonostante tutto ciò, Ahmed non era felice.
Quando era piccolo, Ahmed amava giocare nei campi e ascoltare le storie dei viaggiatori. Ma ora che era cresciuto, tutto ciò che faceva era mangiare, bere e ascoltare musica tutto il giorno. Si divertiva a dare grandi feste e a regalare doni costosi ai suoi amici. Ma senza accorgersene, stava spendendo tutti i soldi che suo padre aveva guadagnato con tanto lavoro.
Un giorno Ahmed si rese conto che tutto il suo oro era sparito. Non aveva più niente per comprare cibo o vestiti. Si vergognava di chiedere aiuto ai suoi amici, perché si erano allontanati quando i soldi erano finiti. Così, decise di vendere i suoi ultimi tesori: i servi e gli schiavi che avevano sempre lavorato per lui.
Ahmed iniziò a lavorare come operaio. Passava le giornate sotto il sole cocente, costruendo case e riparando strade. Era molto diverso dalle feste e dai banchetti a cui era abituato, ma Ahmed imparò a apprezzare il valore del duro lavoro.
Un giorno, mentre stava seduto sotto un muro, aspettando che qualcuno lo assumesse per qualche lavoro, un uomo elegante si avvicinò a lui. L’uomo aveva un aspetto gentile e parlava con una voce dolce. “Ciao, giovane,” disse l’uomo, “posso offrirti un lavoro facile e ben pagato?”
Ahmed, sorpreso e curioso, rispose: “Sì, signore. Sono pronto a lavorare. Di cosa si tratta?”
L’uomo spiegò: “Io e i miei amici viviamo in una grande casa. Abbiamo bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi e che faccia le piccole faccende quotidiane. In cambio, ti daremo cibo, vestiti e un posto dove dormire.”
Ahmed accettò l’offerta e seguì l’uomo fino a una grande casa, nascosta tra gli alberi. La casa era bellissima, con grandi sale, fontane e giardini pieni di fiori e uccelli colorati. Ahmed non aveva mai visto un posto così meraviglioso.
Quando entrò, vide dieci anziani seduti in cerchio. Indossavano vestiti semplici e i loro occhi erano pieni di tristezza. “Questi sono i miei amici,” disse l’uomo che lo aveva portato lì. “Sono tutti molto tristi per una ragione che non possiamo rivelare. La tua unica regola è non chiedere mai perché piangono.”
Ahmed promise di rispettare richiesta e iniziò a lavorare per loro. Puliva la casa, preparava il cibo e si prendeva cura dei giardini. Gli anziani erano gentili con lui e lo trattavano come un figlio.
Dopo un po’, uno degli anziani morì. Ahmed aiutò a seppellirlo in un bel giardino dietro la casa. Poi, uno dopo l’altro, tutti gli altri anziani morirono, fino a che rimase solo l’uomo che aveva assunto Ahmed.
L’uomo che era rimasto era molto gentile con Ahmed. Si prendeva cura di lui come se fosse il suo nipote. Ma anche lui era molto triste e spesso passava ore seduto da solo, guardando lontano, con lacrime che gli scendevano dagli occhi.
Un giorno, l’uomo si ammalò gravemente. Ahmed si prese cura di lui, ma sapeva che non aveva molto tempo. Prima di morire, l’uomo disse ad Ahmed: “Ci hai servito bene e sei stato molto fedele. Ma ti prego, non aprire quella porta.” E indicò una porta sul retro della casa, coperta di ragnatele e polvere.
Dopo la morte dell’uomo, Ahmed si ritrovò solo nella grande casa. Aveva tutto ciò di cui aveva bisogno: cibo, vestiti e un posto dove dormire. Ma la curiosità di sapere cosa ci fosse dietro quella porta lo tormentava ogni giorno.
Passarono giorni e settimane, e la curiosità di Ahmed cresceva sempre di più. Infine, non riuscì più a resistere. Prese una torcia e si avvicinò alla porta. Con un po’ di sforzo, rimosse i lucchetti arrugginiti e aprì la porta.
Dietro la porta, c’era un lungo corridoio buio. Ahmed camminò per ore, seguendo il corridoio che sembrava non finire mai. Alla fine, il corridoio si aprì su un grande fiume. Ahmed non aveva mai visto un fiume così grande. Mentre stava lì a guardare l’acqua scorrere, un’enorme aquila scese dal cielo, lo afferrò con i suoi artigli e lo portò via, volando alto nel cielo.
Dopo un lungo volo, l’aquila depositò Ahmed su un’isola sconosciuta. Era un posto bellissimo, con sabbia dorata e alberi carichi di frutti colorati. Ma Ahmed era solo e spaventato. Non sapeva dove fosse o come tornare a casa.
Mentre esplorava l’isola, vide una barca avvicinarsi. Era una barca magnifica, fatta di avorio e ebano, con remi di legno pregiato. A bordo c’erano dieci giovani donne, tutte vestite in modo splendido. Quando videro Ahmed, scesero dalla barca e lo salutarono con grande rispetto. “Tu sei il nostro re e sposo,” dissero.
Ahmed era confuso ma felice di avere compagnia. Le donne lo portarono sulla loro barca e navigarono verso un regno lontano. Il regno era governato solo da donne. Tutti gli uomini lavoravano nei campi o nei negozi, mentre le donne erano le guerriere e governavano.
La regina del regno era una donna bellissima. Si innamorò di Ahmed e lo sposò in una grande cerimonia. Ahmed divenne il re di quel regno e visse con la regina in un palazzo meraviglioso. Ahmed e la regina vissero insieme per molti anni, felici e contenti. Avevano tutto quello che desideravano: cibo delizioso, bei vestiti e un palazzo pieno di tesori. Ma, soprattutto, erano circondati da persone che li amavano e rispettavano.
Un giorno, mentre Ahmed passeggiava per il palazzo, si imbatté in una porta che non aveva mai notato prima. Era una porta bellissima, decorata con gioielli scintillanti. La regina gli aveva detto di godersi tutto nel palazzo, tranne quella porta. “Non aprirla mai,” gli aveva detto, “altrimenti ti pentirai.”
La curiosità di Ahmed si risvegliò di nuovo. “Perché la regina non vuole che io apra questa porta? Cosa c’è di così segreto lì dentro?” si chiedeva ogni giorno. Nonostante la promessa fatta alla regina, la tentazione di scoprire cosa si nascondesse dietro quella porta era troppo forte.
Un giorno, quando la regina era fuori per i suoi doveri regali, Ahmed decise di aprire la porta. Con il cuore che batteva forte, girò la chiave nella serratura e spalancò la porta. Dietro di essa, trovò il grande uccello che lo aveva portato sull’isola. L’uccello lo guardò con occhi tristi e disse: “Nessun benvenuto per chi non troverà mai la felicità.” Spaventato, Ahmed cercò di scappare, ma l’uccello lo afferrò di nuovo e lo portò via, volando lontano dal regno. Dopo un lungo volo, l’uccello lo lasciò sulla riva del grande fiume, nello stesso posto da dove era partito.
Ahmed era disperato. Aveva perso tutto: il suo regno, la sua regina e la sua felicità. Passò molti giorni seduto sulla riva del fiume, sperando che l’uccello lo riportasse indietro. Ma l’uccello non tornò mai. Una notte, mentre Ahmed piangeva per la sua perdita, una voce misteriosa gli parlò dalle tenebre: “Quanto erano dolci i giorni passati! Ma ora sono lontani, e il rimpianto non ti porterà indietro ciò che hai perso.”
Ahmed capì che non avrebbe mai più rivisto la regina o il suo regno. Tornò alla grande casa dove aveva servito gli anziani. Lì comprese che anche loro avevano sofferto la stessa sorte. Avevano aperto la porta proibita e avevano perso tutto.
Triste e solo, Ahmed visse i suoi ultimi giorni nella grande casa, ricordando i giorni felici che aveva trascorso. Si rifiutò di mangiare o di bere e passava il tempo piangendo e rimpiangendo le scelte che aveva fatto. Alla fine, Ahmed morì di cuore spezzato. Fu sepolto accanto agli anziani, che avevano condiviso il suo destino.
E così finisce la storia di Ahmed, il giovane che aveva tutto ma che perse tutto per non aver saputo resistere alla tentazione di scoprire ciò che era meglio lasciare nascosto.