Leggenda originale del Sud America
Grafica: copyright Fiabeland
In una terra molto vasta del sud America, che si chiama Argentina, viene tramandata da generazioni una storia che racconta il coraggio e l’amicizia fra una ragazza e un maestoso puma.
Molti anni fa la giovane Maldonado si trovava nel cuore di grandi battaglie. Gli spagnoli erano giunti nelle terre del Sud America, e le tribù native lottavano coraggiosamente per difendere la loro casa. Maldonado era una ragazza di soli quindici anni, con occhi curiosi e un cuore pieno di speranza. Viveva in un piccolo insediamento spagnolo. Un giorno questo piccolo villaggio venne circondato dai guerrieri della tribù Querandí, e nessuno poteva più entrare né uscire. Con il passare dei giorni, il cibo iniziava a scarseggiare, e gli abitanti sentivano il peso di un futuro incerto.
Molti cominciarono a lamentarsi e chiesero al capitano di poter avventurarsi fuori dall’insediamento per cercare del cibo. Il capitano però era un uomo severo e intransigente, e sapeva che uscire allo scoperto sarebbe stato fatale. Per cui vietò che la sua gente si avventurasse oltre le palizzate. “È troppo pericoloso,” diceva con voce ferma, “dobbiamo resistere qui dentro, finché gli aiuti non arriveranno.”
Ma la fame non ascolta i comandi, e così, una notte senza luna, Maldonado, spinta dalla disperazione e dal brontolio del suo stomaco, decise di sfidare gli ordini. Con passi leggeri e il cuore in gola, scivolò fra le ombre fino al di fuori dall’insediamento, dirigendosi verso l’ignoto. La giungla la accolse con i suoi mille suoni e ombre danzanti. Maldonado camminava con cautela, ogni fruscio le sembrava il passo di un predatore, ogni grido notturno le gelava il sangue. Doveva trovare un rifugio, un luogo dove trascorrere la notte al sicuro dai pericoli della foresta.
Ed è proprio mentre cercava riparo che un suono straziante raggiunse le sue orecchie. Non era il grido di un predatore, ma di una creatura in agonia. Seguendo quel richiamo, trovò una grotta nascosta tra le fronde e, dentro, un puma ferito che aveva appena dato alla luce. Maldonado non poteva ignorare quella madre e i suoi piccoli. Dimenticando la paura, si avvicinò con delicatezza e iniziò a pulire i cuccioli, assistendo la puma che osservava con occhi riconoscenti. Da quel momento, un legame silenzioso si formò tra loro. Nei giorni seguenti, mentre il puma cacciava, Maldonado vegliava sui piccoli, e quando tornava, condividevano il pasto come una famiglia inaspettata.
Un giorno, mentre Maldonado era lontana dalla grotta, in cerca di radici e bacche, la tranquillità fu infranta dall’arrivo improvviso di guerrieri Querandí. Prima che potesse nascondersi, fu catturata e portata al loro villaggio. Il cuore le batteva all’impazzata, temeva che ogni respiro fosse il suo ultimo. Ma la morte non venne. Invece di farle del male, i Querandí la accolsero. Le mostrarono come attingere acqua dal fiume, come tessere i cesti e come cantare le canzoni che facevano danzare il fuoco durante la notte. Maldonado imparò a vedere oltre le sue paure, trovando rispetto e amicizia tra la gente della tribù.
Ma la pace è spesso un ospite fugace. Un giorno, un gruppo di spagnoli attaccò il villaggio Querandí. Nel caos che seguì, Maldonado fu riconosciuta come una dei loro e, nonostante le sue proteste, fu trascinata via, lontana dai suoi nuovi amici, lontana dalla libertà della giungla.
Tornata all’insediamento, fu accolta non con sollievo, ma con l’ira del capitano. “Hai disobbedito ai miei ordini,” tuonò. “Per questo, sarai punita.” E così fu legata a un albero, lasciata in balia degli elementi e delle bestie selvatiche, un monito per chiunque osasse sfidare la sua autorità.
I giorni passavano lenti e Maldonado restava legata all’albero, il cuore colmo di disperazione. Il sole ardeva di giorno, e di notte il gelo si insinuava nelle sue ossa. Ma la sua fine non giungeva. Ogni giorno, con sorpresa e gratitudine, trovava cibo accanto a sé, frutti e carne che le davano forza. Non sapeva chi potesse portarle quel dono di vita, finché una notte, sotto il velo argenteo della luna, vide la sagoma della puma. La creatura che aveva aiutato nella grotta non l’aveva dimenticata. Con occhi luminosi e passo silenzioso, il puma si avvicinava ogni notte per nutrirla e vegliare su di lei.
Nel villaggio, il rimorso cresceva tra gli abitanti. La punizione inflitta a Maldonado sembrava ormai troppo severa, troppo crudele. Così, dopo molti giorni, un gruppo di persone del villaggio, guidato dal rimorso e dalla speranza, si avventurò fuori per vedere quale sorte avesse incontrato la ragazza. Quando raggiunsero l’albero, si aspettavano di trovare solo tracce di quella che una volta era stata Maldonado. Invece, la scena che si aprì davanti ai loro occhi fu una di incredibile meraviglia. Lì, legata ma viva, c’era Maldonado, e accanto a lei, la maestosa puma.
La leggenda narra che la puma si alzò e si avvicinò ai salvatori con uno sguardo che non lasciava spazio a dubbi: aveva protetto la ragazza come uno dei suoi cuccioli, e non permetteva che le fosse fatto alcun male. Quella notte, Maldonado fu liberata e portata al sicuro dentro le mura del villaggio. Il capitano, di fronte a quella prova di lealtà tra specie diverse, non poté fare altro che ammettere il proprio errore e chiedere perdono alla ragazza.
La storia di Maldonado e del puma divenne simbolo di un’amicizia che trascendeva ogni barriera, un amore puro che non conosceva confini tra uomo e natura. Da allora, le persone del villaggio impararono a guardare agli animali della foresta con occhi diversi, vedendoli non come nemici, ma come possibili amici e protettori.
E per quanto riguarda Maldonado e il suo coraggioso puma, si dice che spesso, nelle notti illuminate dalla luna, si potessero vedere insieme, una silhouette umana e una felina, a camminare fianco a fianco nella giungla, libere e fieri, inseparabili fino alla fine dei loro giorni. E così, bambini, ricordate che la vera amicizia non ha limiti e che, a volte, il più grande eroe può essere quello che non ti aspetti, il più mite degli animali o il più coraggioso dei cuori.