Leggenda dei nativi americani del Canada
Immagine: copyright Fiabaland
Tanti anni fa, in una terra lontana e fredda, che oggi chiamiamo Canada, viveva la tribù dei Passmaquoddy. Un giorno una ragazza e i suoi tre fratelli maggiori andarono nel bosco per cacciare durante l’inverno. Trovarono un buon posto per accamparsi e costruirono una tenda. Poiché era la più giovane, ogni mattina, mentre i suoi fratelli andavano a caccia, la ragazza si prendeva cura del campo, raccoglieva legna fresca, riparava i buchi nella tenda e preparava la cena. Prima che calasse la notte, i fratelli tornavano portando la selvaggina catturata. Durante la cena, condividevano tutti insieme le storie delle avventure di quel giorno.
Una sera, durante la cena, i fratelli rimanevano in silenzio e con un’aria preoccupata.
“Perché siete tutti così tranquilli?” chiese la loro sorella.
“Oggi ho visto strane impronte a nord,” disse il fratello maggiore, “come quelle di un uomo, ma molto più grandi.”
“Anche io,” disse il fratello che era andato a sud. Anche il terzo fratello, che aveva cacciato ad ovest, confermò di aver visto lo stesso tipo di impronte. Non c’era bisogno di dire altro perché tutti pensavano la stessa cosa: un Chenoo doveva essere vicino, il crudele, brutale gigante di ghiaccio che si cibava di carne umana. Dopo qualche minuto di tensione, il fratello maggiore sorrise e disse: “Magari erano solo le tracce di un orso.” E tutti risero sollevati e scherzarono su come fossero stati ingannati da semplici impronte di orso.
Ma la ragazza non rise. Anche lei aveva visto delle tracce quando aveva raccolto le bacche ad est e sapeva che non erano le tracce di orso.
Il giorno seguente, prima dell’alba, i fratelli partirono per la solita battuta di caccia. Ma la ragazza non si dedicò ai suoi compiti abituali. Pulì la tenda e ammucchiò al suo centrro ogni pelle d’orso su cui lei e i suoi fratelli dormivano. Accanto alle pelli mise dei cestini pieni di bacche e frutta. Raccolse legna fresca, poi si sedette vicino al fuoco e aspettò. Mentre il sole era ancora basso nel cielo, un’ombra molto grande oscurò la sua luce. Era l’ombra del gigantesco mostro Chenoo che usciva dalla foresta e si avvicinava minaccioso alla tenda.
La ragazza, quando lo vide, gli sorrise e disse con un tono affettuoso: “Nonno, sono felice che finalmente tu sia venuto a trovarci. Dove sei stato per così tanto tempo? Ho preparato un fuoco per il tuo pranzo. O forse vorresti prima distenderti e riposare? Il tuo letto è pronto e ci sono dei cestini di frutta accanto. Sembri stanco dal tuo viaggio.” Il mostro rimase stupito di fronte a un tale saluto, dove si aspettava grida e preghiere. In silenzioso stupore, si lasciò condurre nella tenda.
La ragazza disse di aver portato un abito che aveva cucito per lui. Gli disse di vestirsi e pulirsi. Lui fece come le era stato detto. Si sedette dentro la tenda sul letto di pelli d’orso. Non si sdraiò e sembrava triste, ma rimase in silenzio. Lei si alzò e uscì. Continuò a raccogliere legna per il fuoco. Il Chenoo si alzò e la seguì. Lei era molto spaventata. “Ora,” pensò, “la mia morte è vicina. Mi ucciderà e mi divorerà.”
Il mostro Chenoo disse: “Dammi l’ascia.” Lei gliela diede e lui iniziò a tagliare gli alberi. Non aveva mai visto un tale taglio! I grandi pini cadevano a destra e a sinistra, come giovani alberelli estivi; i rami erano tagliati e spaccati come se fossero stati colpiti da una tempesta. Presto la catasta di legna era diventata alta il doppio della tenda. Lei gridò: “Nonno, basta così! Devi essere stanco per aver tagliato tutta questa legna. Per favore, adesso riposati.” Così il mostro posò l’ascia, entrò nella tenda, si sedette sul mucchio di pelli di orso, restando ancora in silenzio. La ragazza continuò a raccogliere legna e restò fuori dalla capanna mentre lui dormiva.
Prima che calasse l’oscurità, i suoi tre fratelli tornarono dalla loro battuta di caccia. Lei si avvicinò rapidamente a loro e disse: “Fratelli, sarete contenti di sapere che il nostro Nonno è nella tenda.” Sorpresi, cercarono di chiedere spiegazioni, ma lei non li fece parlare e con decisione disse: “Sono sicura che il Nonno sarà felice di sentire tutto sulle vostre avventure più tardi, ma prima dobbiamo essere silenziosi e dargli tempo per riposarsi.”
In quel momento, l’enorme testa di ghiaccio del Chenoo si affacciò dalla tenda. Prima che i fratelli potessero gridare d’allarme, la ragazza disse con un sorriso: “Nonno, ti sei svegliato! Sono felice, perché ora sono tornati i tuoi nipoti e possiamo tutti cenare tutti insieme.”
Rivolgendosi ai suoi fratelli, disse con una voce più tranquilla possibile: “E com’è andata la caccia oggi?”
“Non tanto bene,” rispose uno dei fratelli, fissando il mostro Chenoo, “ho solo questa lepre.”
“E io un’oca,” borbottò il secondo fratello, anch’egli fissando il mostro.
“Io invece ho preso un cervo,” aggiunse il terzo fratello.
Il Chenoo parlò… “Nipote,” disse, “i tuoi fratelli non hanno catturato altro?”
“Qualunque cosa abbiano cacciato oggi i tuoi nipoti, penserò io a prepararti la cena, Nonno,” disse la ragazza, “in onore della tua visita.”
Il mostro Chenoo non disse nulla ma scomparve nei boschi. Quando tornò portava tre alci adulte, una sotto ogni braccio e una terza avvolta attorno alle spalle. Quella notte godettero di un banchetto come nessun altro da quando si erano accampati.
Quando fu ora di dormire, il mostro era così grande da riempire la tenda, così la ragazza e i suoi tre fratelli dovettero sdraiarsi all’esterno. Ma nessuno riuscì a chiudere occhio per tutta la notte.
Nei giorni seguenti iniziarono a rendersi conto che il Chenoo era di grande aiuto, poiché poteva cacciare meglio di venti uomini adulti. Dopo alcuni giorni, costruì la sua tenda nelle vicinanze, e la ragazza con i suoi tre fratelli si trasferirono di nuovo nella propria tenda.
Il mostro mangiava la maggior parte di ciò che catturava, ma quello che avanzava per loro era fin troppo, senza contare la grande quantità di pelli accumulate che avrebbero poi rivendute.
Alla fine, cominciarono a considerare il mostro un amico, e non avevano più paura che li mangiasse. Piuttosto dovevano fare attenzione a non rischiare di morire accidentalmente, schiacciati dalla mole del mostro, o dagli alberi che tagliava senza badare a dove si schiantavano.
A poco alla volta, il gelido morso dell’inverno lasciò spazio al tepore primaverile.
Un giorno la ragazza disse: “Nonno, presto sarà il momento di tornare al nostro villaggio.”
“Mi piacerebbe venire con voi,” disse il mostro. “Ma la tua gente urlerebbe se mi vedesse. Ho bisogno del tuo aiuto.”
“Certo, Nonno, qualsiasi cosa,” rispose la ragazza.
“Costruiscimi una capanna di sudore e porta carbone ardente.”
La ragazza fu sorpresa dalla sua richiesta poiché sapeva che il mostro Chenoo era fatto di ghiaccio e si sedeva sempre lontano dal fuoco del campo. Tuttavia, costruirono la capanna di sudore e, una volta finita e riempita di carbone ardente, il mostro vi entrò.
La capanna di sudore pulsava di un bagliore arancione dal calore dei carboni ardenti, ma il Chenoo gridò: “Porta più carbone ardente.”
Così fecero, più volte. La ragazza sentì il Chenoo gemere e tossire, poi non sentì più alcun suono.
“Nonno, stai bene?” chiese.
“Sì,” rispose il Chenoo con una voce che a malapena riconoscevano. “Porta più carbone.”
Così portarono più carbone ardente alla capanna di sudore e si tennero a grande distanza, a causa dell’enorme calore che la capanna sprigionava. Dopo qualche tempo che sembrò un’eternità, la porta della capanna cigolò e si aprì. Uscì quello che doveva essere il mostro Chenoo, ma sembrava molto più un normale uomo molto vecchio, curvo e rugoso, con una barba bianca che arrivava alle ginocchia. Le sue ferite erano guarite; non mostrava più i suoi denti feroci. L’espressione sul suo volto sembrava gentile. Si chinò e tossì, e uscì un pezzo di ghiaccio a forma di uomo. La ragazza capì cosa doveva essere. Era ben noto che il cuore del mostro era fatto di ghiaccio e aveva la forma di un uomo. Questo cuore di ghiaccio è ciò che lo rendeva così feroce.
“Gettalo nel fuoco, nipote,” disse.
E lei lo raccolse e lo gettò nel fuoco del campo, ma era così intensamente freddo che spense tutte le fiamme. Così ravvivò nuovamente il fuoco e i suoi fratelli frantumarono con un’accetta il cuore di ghiaccio. In questo modo, pezzo dopo pezzo, riuscirono finalmente a farlo sciogliere. L’uomo che era stato il mostro allora sorrise.
“Andiamo,” disse.
Così trasportarono le pelli di orso e di cervo, e cestini traboccanti di carne secca, al loro villaggio, dove scambiarono le pelli per ciò che volevano e condivisero la carne secca con tutti. E vissero tutti felici insieme per molti anni.
E questa è la storia di come la gentilezza di una ragazza sia riuscita a sciogliere il cuore di ghiaccio del feroce mostro Chenoo.