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L’abete

Favola di Hans Christian Andersen riscritta da Fiabeland per bambini di 6-8 anni.

C’era una volta un piccolo abetino nel bosco. Era così impaziente di crescere! Voleva essere alto e forte come gli altri alberi intorno a lui. Anche se il sole splendeva caldo e gli uccellini cantavano canzoni dolci, il piccolo abetino pensava solo a diventare grande.

Intorno a lui, c’erano tanti altri alberi grandi, come abeti e pini, che sembravano toccare il cielo con le loro cime. Voglio essere grande come loro, sospirava l’abetino, così posso guardare lontano e avere tanti uccellini che fanno il nido sui miei rami.

D’estate, il sole riscaldava dolcemente il piccolo abetino, e d’inverno, il bianco manto di neve copriva tutto. A volte, una lepre saltellava nel bosco e passava proprio sopra il piccolo albero. Oh, com’è fastidioso! pensava l’abete. Ma dopo un po’, l’abete crebbe tanto che la lepre non poteva più saltarci sopra.

Il piccolo abete aveva un sogno. Voleva crescere, crescere, e diventare il più grande e maestoso di tutti gli alberi nel bosco. Quando sarò grande, immaginava, sarò così alto da poter dondolare al vento e vedere tutto il mondo.

Ma l’abete non si godeva il presente, non ascoltava le storie che raccontavano i bambini che passavano nel bosco a raccogliere fragole e lamponi. Lui pensava solo al futuro, sognando di essere grande e bello.

Un giorno, arrivò l’autunno e con esso vennero i taglialegna. Iniziarono a tagliare alcuni degli alberi grandi e forti. Il piccolo abete tremò. Dove portano quegli alberi? Che ne sarà di loro? si chiedeva.

La primavera successiva, una rondine e una cicogna tornarono nel bosco. L’abete chiese loro delle notizie degli alberi tagliati. Ho visto navi con alberi grandi come alberi maestri, disse la cicogna. Forse erano loro.

Il piccolo abete sognava di viaggiare lontano come quegli alberi. Ma non sapeva cosa fosse davvero il mare, un posto grande e misterioso. Sole, vento e pioggia gli dicevano, Goditi la tua giovinezza, piccolo abete! Ma l’abete non era felice e continuava a sognare di diventare grande.

Poi arrivò il Natale. Altri alberi, più giovani di lui, vennero tagliati e portati via. Dove vanno? si chiedeva l’abete. Forse in posti magici dove diventeranno ancora più belli. Gli uccellini gli raccontarono di come gli alberi venissero addobbati nelle case, con luci scintillanti e tanti giocattoli.

Magari un giorno anche io sarò un albero di Natale! sognava l’abete, immaginando di essere pieno di luci colorate e circondato da bambini felici. Ma per ora, doveva aspettare e continuare a crescere nel suo piccolo angolo del bosco.

E il piccolo abete continuava a crescere nel bosco. Ogni giorno, guardava in alto verso il cielo blu e sognava di andare in posti lontani e meravigliosi. Ma non si accorgeva di quanto fosse già bello e speciale.

Un giorno, vicino a Natale, arrivarono gli uomini con le grandi asce. Tagliarono l’abete e lui cadde a terra con un grande THUMP!. Oh, mi chiedo cosa succederà ora! pensò l’abete, un po’ spaventato ma anche eccitato per la nuova avventura.

Fu portato in una casa grande e bella. Qui, l’abete fu messo in piedi e iniziò la parte più magica: lo decorarono! C’erano lucine scintillanti, palle colorate, stelline brillanti e persino dolcetti appesi ai suoi rami. In cima, misero una stella grande e dorata che brillava tanto. Sono così bello! pensò l’abete, proprio come un vero albero di Natale!

La sera di Natale, i bambini entrarono nella stanza e i loro occhi si illuminarono vedendo l’abete. Wow! esclamarono. Corsero intorno a lui, ridendo e giocando. Poi aprirono i regali che erano sotto i suoi rami. L’abete sentì il calore e l’amore intorno a lui e si sentì felice.

Ma dopo la festa di Natale, le cose cambiarono. L’abete fu portato via dalla bella stanza e messo in un luogo buio e polveroso. Dove sono? si chiese l’abete, Mi mancano i bambini e le luci scintillanti.

Passarono giorni e giorni. L’abete si sentiva solo e triste. A volte, piccoli topolini venivano a fargli visita e lui raccontava loro delle sue avventure. Una volta ero un bellissimo albero di Natale, diceva. I topolini ascoltavano, meravigliati dalle sue storie, ma alla fine si stufarono e lo lasciarono di nuovo solo.

Poi, un giorno, l’abete fu portato fuori. Forse avrò un’altra avventura! pensò. Ma invece, fu messo in un angolino del cortile. Non era più verde e bello come prima, ma giallo e un po’ triste.

I bambini giocavano nel cortile, ma non facevano più caso all’abete. Uno di loro staccò la stellina dorata e disse: Guardate, è ancora qui l’abete di Natale! Ma poi corse via a giocare con gli altri.

L’abete pensò ai bei tempi nel bosco e alla notte magica di Natale. Ma ora quelle avventure erano finite. Sentiva il calore del sole e il canto degli uccellini, ma era diverso.

Alla fine, l’abete fu tagliato in piccoli pezzi. Ecco la mia ultima avventura, pensò. I pezzetti furono bruciati e l’abete sentì un calore diverso, un calore che veniva dal suo interno

Mentre l’abete bruciava, ripensava ai suoi giorni nel bosco, giorni che non aveva mai veramente apprezzato perché era sempre stato così impaziente di crescere e vivere grandi avventure. Ora, nel calore delle fiamme, capiva che la sua unica vera avventura era stata quella notte di Natale, piena di luci e allegria. Tutto il resto era stato solo un’attesa, un sogno di ciò che avrebbe potuto essere. E con questo pensiero, l’abete si consumò, lasciando dietro di sé solo cenere e il ricordo di quella breve, luminosa avventura.